Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine il via libera del Parlamento è arrivato: da questo 2 dicembre, la legge contro le mine antiuomo in Italia è una realtà.
La misura, volta a contrastare il finanziamento delle imprese che producono mine antipersona e munizioni a grappolo, le cosiddette ‘cluster bomb‘, era già stata bocciata dal Quirinale nel 2017, quando il presidente Mattarella aveva rimandato indietro il testo, evidenziando l’esistenza di “profili di evidente illegittimità costituzionale”.
Il problema, allora, era nell’articolo 6 del provvedimento, che al secondo comma determinava “l’esclusione della sanzione penale per determinati soggetti che rivestono ruoli apicali e di controllo (per esempio i vertici degli istituti bancari, delle società di intermediazione finanziaria e degli altri intermediari abilitati)”.
L’eredità di Gino Strada
Il testo è stato approvato a Montecitorio con 385 voti a favore e nessun contrario. E’ stato il primo disegno di legge ad essere presentato in Senato all’inizio di questa leguslatura.
Immediata la reazione degli operatori umanitari, con Emergency che ha rivendicato questa ventennale battaglia come un lascito del fondatore Gino Strada, scomparso nello scorso agosto.